Spedizioni e resi gratuiti a partire da 99 €

Incontra l’esordiente della MotoGP Augusto Fernández

Incontra l’esordiente della MotoGP Augusto Fernández
Lo spagnolo dice addio alla Moto2 e saluta la MotoGP
Augusto Fernández ha dovuto aspettare fino alla finale di Valencia per ottenere la gloria del Campionato del Mondo. Alla fine, ne è valsa sicuramente la pena, rendendo l’emozione ancora più grande. Augusto è alla fine Campione del Mondo della Moto2. Ritorniamo a come è arrivato qui, e parliamo dove andrà successivamente: la MotoGP.
Dalle minimoto in giardino alla MotoGP

Augusto Fernández è arrivato in Spagna per l’ultimo round del campionato del mondo di Moto2 con un sottile vantaggio in termini di punti sul rivale per il titolo Ai Ogura. In 19 partenze, il 25enne di Maiorca ha ottenuto otto podi, tra cui quattro vittorie; Ogura ha ottenuto sette podi e tre vittorie.

Il più grande risultato agonistico di Fernández è stata la prima opportunità di testare la moto Tech3 GASGAS Factory MotoGP con cui debutterà nella classe regina a marzo all’Autodromo Internacional do Algarve in Portogallo.

Alla vigilia dello storico finale di stagione, Fernández ha visitato il REV’IT! Racing Technology Center nel paddock del Circuito Ricardo Tormo per parlare della sua carriera e di ciò che lo attende. Abbiamo poi seguito Fernández dopo il suo primo giro in sella alla MotoGP.

Dove è iniziato il tuo percorso nelle gare di motociclismo?

“Ho iniziato a casa di mio padre, nel nostro giardino, quando avevo 6 anni. Mi ricordo che volevo una moto per il mio compleanno. Ha così comprato una minimoto a me e a mio fratello, una Polini da 50cm³ con il numero sette.

facevamo giri su giri, prima con lui dietro id noi ad aiutarci a compiere i primi passi; poi abbiamo iniziato a migliorare le nostre capacità. Ho fatto la mia prima gara che avevo 80 anni, il campionato di minimoto a Palma di Maiorca.

Il nostro primo assaggio delle competizioni è stato con il padre di Jorge Lorenzo, José. Lui era per davvero nella mentalità delle gare. Anche se eravamo là solo per divertimento, era già lì a insegnarci ma allo stesso tempo dando un’occhiata se avevamo talento oppure no.

È stato il primo a dirci che forse era possibile pensare a una carriera. Passo dopo passo, vincevo gare e campionati. Ho imparato un sacco da lui, perché ci insegnava moltissime cose tecniche che usava con suo figlio.

Vedevamo Jorge vincere titoli in MotoGP, quindi suo padre faceva queste cose perché funzionavano. Non pensavamo al futuro, ma solo ad allenarci molto e a sapere perché lo facevamo. Allo stesso tempo, ci divertivamo.

Uno dei metodi di José era quello di fare di tutto. Quindi praticavo motocross, trial, supermotard e moto da strada. Io, mio fratello e mia mamma andavamo in giro per la Spagna a praticare qualsiasi tipo di gara motociclistica”.

Il tuo percorso verso il campionato mondiale ha incluso una stagione nell’Europeo Superstock 600. Perché non hai cominciato con la Moto3?

“Una volta ho effettuato un test nella Moto3, cercando di trovare un posto nel campionato CEV. Era il modo normale e tutti lo facevano, ma chiedevano un sacco di soldi. L’importo per un anno era qualcosa di pazzesco, per noi era impossibile.

Abbiamo provato a cercare la possibilità più economica, e abbiamo trovato qualcosa come la MotoGP Rookies Cup con moto da 500 cm³ nel paddock della Superbike. È stata come la mia scuola di Moto3: correre in un gruppo, tante corse in scia e lotte feroci. Ho veramente gustato quegli anni.

Era chiaro che volevo diventare un pilota di MotoGP, non uno di Superbike. Tutto ciò che avevo fatto era stato un modo per giungere in questo paddock. È stata una strada diversa, ma ho sempre avuto in mente di passare a una Moto2 il prima possibile.

Nel 2015 sono passato alla Superstock 600. È stato un anno molto buono, perché stavamo combattendo per il campionato con Toprak Razgatlıoğlu e Michael Ruben Rinaldi. Anche Federico Caricasulo era lì. Ho appreso moltissimo, ma la FIM ha abbandonato la classe.

Ho dovuto ripetere la classe ma solo a livello CEV. Sapevamo che il paddock della MotoGP guardava più al paddock del CEV per i piloti. Non appena ho iniziato a vincere le gare, abbiamo avviato alcune conversazioni con i team del CEV Moto2, e stavamo trovando la strada giusta”.

Il passaggio dalla Superstock 600 alla Moto2 è stato più impegnativo del previsto?

“Mi ricordo il primo test con la moto in Moto2. Cadevo in continuazione, perché non ricevevo il feedback da parte della moto a causa delle gomme. Ci è voluto un po’ ad abituarmi, a imparare come il telaio lavorava, e come funzionava lo stile della Moto2

Era una cosa correre a livello CEV, ma il Campionato del Mondo era tutto un altro stile di guida, e ho dovuto cambiare. Questo è stato molto differente da quando sono passato da Superstock 600 a CEV Moto2. Ho dovuto concentrarmi sull’uscita dalle curve.

Con la Superstock 600 e con il CEV, frenavamo fortissimo ed entravamo in curva; nel Campionato del Mondo frenare forte non è il modo di andare veloci. Passo dopo passo ho iniziato ad apprendere la classe.

La Moto2 è uno dei campionati più duri, perché ognuno è sulla stessa moto e chiunque è bravo. Un fine settimana si può essere in lotta per la vittoria, e in un brutto fine settimana si può lottare per i punti.

Puoi essere indietro di un decimo ed essere fuori dalla top 10, ma bisogna anche trovare le cose positive, La mia mentalità di quest’anno è stata quella di trovare la costanza, magari non vincendo tutte le gare, ma nei giorni difficili cercando di avvicinarmi ai primi cinque”.

Cosa hai imparato correndo in Moto2?

“Ho imparato di più nelle brutte giornate, naturalmente. Nel 2019 ho compiuto il mio primo anno in Moto2 e ho trovato subito il ritmo. Ho cominciato la stagione senza alcuna aspettativa, e mi sono ritrovato a combattere per il campionato. Poi, ho vissuto due anni non buoni.

Naturalmente ho appreso molto dal mio team, ma anche da quelle brutte giornate del 2020 e del 2021. Ritornare in vetta dopo un brutto periodo è stato qualcosa di buono per me, e mi ha insegnato a fare un anno intero e di performance costante.

Il proprietario del team Red Bull KTM Aki Ajo non ti parla quando va bene, ma ti toglie la pressione nelle giornate brutte. La prima parte della stagione ho faticato un po’ a ottenere i risultati che tutti noi volevamo. Aki era rilassato perché credeva in me”.

Come usi le prove per prepararti per una gara?

“Lavoro molto con gomme usate per provare ad essere forte alla fine della gara. Bisogna qualificarsi nelle prime linee di partenza e bisogna essere tra i piloti più veloci, ma in Moto2 ho appreso che una delle cose più importanti è di avere il ritmo per la gara.

Qui è dove è possibile fare la differenza. Chiunque è veloce con gomme fresche, visto che danno un buon feedback, ma quando si inizia a faticare fisicamente o si corre con gomme usate con poco grip, un po’ di più può significare molto.

Bisogna essere costanti e ripetere quei giri veloci giro dopo giro, e credo di provarlo quando vinco le gare. Gli ultimi dieci giri sono uno dei miei punti più forti. Questo perché mi sono allenato fin dalla prima prova venerdì per essere forte in quella parte.

Ti sei avvicinato al weekend di gara a Valencia diversamente da altri round?

“No, ho cercato di fare tutto normalmente, mi sono allenato a casa con la famiglia, mi sono riunito come al solito col mio team, in preparazione per il fine settimana.

Normalmente mi alleno su una Yamaha YZF-R6 o su una supermotard in una pista da kart. Cerchiamo di ottenere sensazioni simili a quelle provate su una Moto2 in una pista più grande. Mi piace terminare la settimana con la R6, poi salto sulla Moto2 per la gara”.

Hai studiato per la MotoGP, come l’aerodinamica, i freni in carbonio, le gomme, anticipando quindi la tua mossa del passaggio di classe?

“Ho posto più attenzione a queste problematiche e ho fatto domande. La Moto2 ha fatto un ottimo passo avanti passando dalla Honda alla Triumph con un po’ più di potenza e un po’ di elettronica.

Non vedo l’ora di fare il test della MotoGP per arrivare all’inverno con un’idea di come prepararmi fisicamente, magari con un’altra moto. Forse allenarsi in sella a una R6 non è abbastanza per prepararmi per il prossimo anno.

Da ciò che ho visto quest’anno con tutti gli esordienti della MotoGP che l’anno scorso stavano combattendo nelle gare della Moto2 (Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio e un paio d’anni fa Jorge Martín) erano veloci immediatamente con la moto.

Naturalmente si sono lanciati con la Ducati, che è un’ottima moto. In termini di preparazione del pilota, erano pronti. Sono arrivati a questo livello molto velocemente, e penso che la Moto2 sia una buona preparazione per essere veloci o per essere già un buon pilota di MotoGP”.

L’anno prossimo, il MotoGP ha programmato 22 round, che includeranno gare sprint al sabato. Sei pronto a questa sfida?

Non riesco a immaginarla. Magari le gare sprint saranno difficili, perché i piloti si lamenteranno che la MotoGP è così violenta. Mi sarebbe piaciuto entrare un po’ prima, dopo la stagione 2019, che è stata buona.

Ora, con la maturità che mi ritrovo adesso, o che credo di avere, dentro e fuori la pista,  e come ho gestito le cose durante l’ultimo anno e duranti gli anni bui, credo che questo sia il momento migliore per saltare nella MotoGP”.

Quali sono le sue impressioni iniziali sulla moto Tech3 GASGAS Factory MotoGP dopo un giorno di test a Valencia?

“Tutta la mia vita ho sognato questo primo test nella MotoGP. Immagina la potenza, è incredibile. Durante la riunione con il team, sono rimasto scioccato da quante cose nuove dovevo provare. Il mio obiettivo è imparare.

La moto qui ti richiede cose totalmente differenti, da come attaccare nelle curve e il modo di riprendere la moto in accelerazione. Si può giocare molto con il corpo per far curvare la moto e controllarne la derapata.

Ero sorpreso, perché il mio riferimento per ogni curva non è diverso da quello della Moto2. Arrivi molto, molto più veloce, ma freni più o meno nello stesso punto. La potenza di frenata è incredibile.

In Moto2 ti concentri sulle molle e sugli ammortizzatori. Con la MotoGP ci concentriamo sull’elettronica. Stavamo provando le cose per sapere come funziona tutto. Ho bisogno di farmi un nuovo stile di guida. Le necessità della MotoGP sono molto diverse da quelle della Moto2.

Non stavo pensando ai giri. Stavamo solamente percorrendo giro dopo giro. Quando siamo arrivati all’83esimo, il team ha detto: “wow, non male!” Ora ho bisogno di un po’ di riposo per rendermi conto di quello che è successo, visto che sono Campione del Mondo di Moto2 e pilota di MotoGP. Non riesco ancora a crederci”.

Fai la conoscenza di tutti i piloti REV’IT!

Augusto Fernández è solo uno di un gruppo selezionato di piloti che rappresentano il marchio REV’IT! in gare di alto livello in tutto il mondo, tra cui i campionati di MotoGP, WorldSBK, MotoAmerica e altri ancora. Fai la conoscenza con tutti gli atleti appassionati nella famiglia di REV’IT! Racing.